Se un vaso bucato perde acqua significa che qualcuno vi ha messo dell'acqua.
...Dove posso trovare un vaso?
Sono almeno 135 milioni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le ragazze e le bambine che hanno subito mutilazioni sessuali e ogni anno se ne aggiungono altri due milioni. Le MGF sono praticate soprattutto in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente (Egitto, Yemen Emirati Arabi). Vi sono anche casi di mutilazioni in alcune parti dell’Asia, nelle Americhe e in Europa - compresa l’Italia - all’interno delle comunità di immigrati.
Cosa sono le Mutilazione Genitali.
Esistono tre tipi di mutilazioni genitali: la clitoridectomia in cui viene tolta tutta, o parte della clitoride; l’escissione che consiste nella asportazione della clitoride e delle piccole labbra; l’infibulazione, la forma estrema, che prevede oltre alla clitoridectomia e all’escissione, anche il raschiamento delle grandi labbra che sono poi fatte aderire e tenute assieme, così che, una volta cicatrizzate, ricoprano completamente l’apertura della vagina, a parte un piccolo orifizio che servirà a far defluire l’urina e il sangue mestruale.
Il tipo di mutilazione, l’età delle vittime e le modalità dipendono da molti fattori tra cui il gruppo etnico di appartenenza, il paese e la zona (rurale o urbana) in cui le ragazze vivono. Nel Tigrai la mutilazione viene praticata sette giorni dopo la nascita, in altre zone alla prima gravidanza, ma nella maggior parte dei casi l’età è compresa tra i quattro e gli otto anni.
IN ZIMBABWE L'AIDS SI CURA FACENDO SESSO CON LE NEONATE
«Una vergine per guarire dall'Aids». È la cura che i guaritori di molti Paesi africani prescrivono agli uomini infetti convinti che il sangue «puro» di una ragazzina possa cancellare il virus dell'Hiv. E loro seguono la prescrizione. In Sudafrica ogni ora vengono stuprati cinque bambine, spesso neonate. In Zimbabwe, dove il 25% della popolazione è affetta dall'Aids, non ci sono dati certi ma le testimonianze, disperate, delle ragazzine traumatizzate che si rivolgono al Girl Child Network Project. Ora l'Ong ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione nei villaggi più sperduti dello Zimbabwe. Qualche giorno fa, in un'area rurale a 200 chilometri da Harare, ha chiamato a raccolta i guaritori di tutto il Paese e gli ha messo davanti le bambine e le ragazze vittime della loro cura. Una di loro era stata violentata dal padre a soli due anni. Oggi ne ha otto ed è orfana. Un'altra a 14 anni è stata messa incinta dallo zio e buttata fuori di casa. Ha abortito e da allora non si è più ripresa. Piange mentre racconta la sua tragedia. I guaritori guardano, si disperano, condannano l'abuso ma nessuno di loro ammette di aver incoraggiato la «Cura della vergine», come viene chiamata la pratica. Allora Betty Makoni, la fondatrice di Girl Child Network, fa entrare in scena gli attori che mettono in atto il dramma in una scena sola: il sieropositivo va dal guaritore del villaggio e lui gli consiglia di fare sesso con una vergine per guarire. La platea è muta. Poi si alza Alex Mashoko, il segretario dell'Associazione nazionale dei guaritori tradizionali: «Abbiamo sentito di questa pratica ma noi vogliamo combatterla — dice —, sono i guaritori non registrati i colpevoli, il governo deve punirli. Da quando esercito non ho mai visto fare una cosa del genere, né l'ho mai fatta. È una cosa sbagliata dire alla gente di dormire con delle ragazzine per guarire dall'Aids perché non c'è medicina che possa farlo». Eppure succede. Né è convinto anche Graeme Pitcher, chirurgo pediatra all'ospedale di Johannesburg: «Gli stupri di bambini avvengono in tutto il mondo — spiega in un suo studio — ma soltanto qui in Sudafrica si violentano le neonate. È uno stupro atipico che quasi sempre esclude il motivo sessuale, la pedofilia, e che probabilmente è connesso con il mito che avere sesso con una vergine guarisce dall'Hiv e dalle altre malattie trasmesse sessualmente». La «Cura della vergine» è nata in Europa nel XVI˚secolo e ha preso ancor più piede nell'Inghilterra vittoriana quando la gonorrea, la sifilide e altre malattie sessuali erano diventate una piaga. Il mito è poi stato importato in Sudafrica, insieme alla sifilide, dalle truppe di ritorno dalla seconda guerra mondiale. Uccidere una leggenda non è facile. Ci si prova in Zimbabwe distribuendo magliette con la scritta: «Le vergini non curano l'Aids. È un mito». Ci prova l'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu che, qualche giorno fa, ha condannato i frequenti stupri di neonate lanciando l'allarme sulla situazione del Paese: «Siamo seduti — ha detto — su un barile di polvere da sparo». E ci prova Betty Makoni che sorride soddisfatta: «I guaritori negano la loro responsabilità ma sono venuti qui e questo è già un passo avanti».
( Monica Ricci Sargentini )
( Fonte : www.corriere.it )
NON POSSIAMO CHIUDERE GLI OCCHI DAVANTI A QUESTA REALTA'.