mercoledì 10 dicembre 2008

NON ACCADE QUI...MA ADESSO

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Il 20 novembre di diciannove anni fa venne approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, riconoscendo per la prima volta il bambino come soggetto di diritti.
( bambino è considerato ogni minore di diciotto anni )

La nostra Repubblica ha ratificato tale convenzione con la legge n.176 del 27 maggio 1991, insieme ad altri 193 paesi.



ANCORA OGGI TALE CONVENZIONE E' VIOLATA

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In Birmania vi è un altissimo numero di bambini-soldato...e altrettanto a livello mondiale di schiavi costretti a lavori forzati ( vedi passati miei interventi sulla Cina, postati in questo Blog )

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Cosa succede a questi bambini ( armati o non armati che siano ) ?

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mina antiuomo

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Nella maggioranza dei casi, il popolo non ha diritto ad un medico ne' all'accesso in ospedale.

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BAMBINI SOLDATO: NUMERI E LUOGHI


Accanto alla progressiva violazione delle più elelmentari leggi di guerra, c'è un elemento nuovo e inquietante. Oggi l'esclusione dei bambini dalla guerra - che è sempre avvenuta in ogni cultura tradizionale- non è più un imperativo: molti bambini sono anche esecutori di atrocità belliche. I bambini sono impiegati come combattenti in oltre ¾ dei conflitti armati del mondo. Non si tratta di giovani adolescenti ma di bambini di 6 anni.

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Il reclutamento e l’utilizzo di bambini soldato sono una delle più pesanti violazioni delle norme che regolano i diritti umani nel mondo. L’Africa è spesso considerata l’epicentro del fenomeno dei bambini soldato: qui sembra esserci un legame quasi endemico tra bambini e guerra.

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La Sierra Leone è spesso al centro del dibattito sui bambini soldato, perché in 10 anni di guerra civile, i bambini in combattimento hanno avuto un ruolo di primo piano. In Angola il 36 % dei bambini ha prestato servizio come soldato o ha seguito le truppe in combattimento. Le Nazioni Unite stimano che nella guerra in Liberia abbiano combattutto approssimativamente ventimila bambini, circa il 70 % dei soldati attivi nelle varie fazioni. LRA, Esercito di Resistenza del Signore, è famigerato per essere costituito al 100% da bambini soldato. L’LRA ha rapito oltre 15 mila bambini per farne dei soldati e ha nelle proprie file il combattente armato più giovane al mondo: un bambino di 5 anni. Anche il Sudan fa uso massiccio di bambini soldato. Le stime parlano di almeno 100 mila bambini, che prestano servizio su entrambi i fronti di una guerra civile che dura da 20 anni. I bambini di stada sono il bersaglio privilegiato del reclutamento. Nella provincia di Wahda il 22% della popolazione scolastica tra i 6 e 14 anni è stato reclutato dall’esercito sudanese o nelle milizie filo governative. Il sodato più giovane ha 9 anni.

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Il Medio Oriente è un’altra area dove i bambini sono diventati parte integrante del conflitto. I bambini sono coinvolti in combattimenti di Algeria, Azerbaijan, Egitto, Iran, Iraq, Libano, Tagikistan, Yemen. I bambini al di sotto di 15 anni qui prestano servizio all’interno di gruppi islamici radicali. Gli adolescenti sono al centro del conflitto anche in Palestina e costituiscono il 70% dei partecipanti all’Intifada.
In America, a partire dagli anni novanta, i bambini soldato sono stati impiegati in Colombia, Equador, El Slavador, Guatemala, Messico (Chapas), Nicaragua, Paraguay e Perù. La pratica dei bambini soldato è diffusissima anche in Asia: in Cambogia, Timor Est, India, Indonesia, Laos, Myanmar, Nepal, Pakistan, Nuova Guinea, Filippine, Sri Lanka. Solo nel Myanmar si stima ci siano più di 75 mila bambini soldato - uno dei numeri più alti del mondo - attivi sia nell’esercito statale sia nei gruppi etnici armati che si oppongono al regime. L’80 % dei conflitti cui prendono parte vedono nelle proprie file combattenti bambini sotto i 15 anni.

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Le condizioni in cui si trovano molti bambini del mondo sono disperate,la globalizzazione ha escluso molti e disgregato tradizioni e società tradizionali. Quasi ¼ della popolazione giovanile mondiale vive con meno di un dollaro al giorno.
Almeno 250 milioni di bambini vive per strada. I bambini disperati ed esclusi costituiscono un’enorme riserva per l’economia illegale, il crimine organizzato, i conflitti armati. La stragrande maggioranza dei bambini soldato viene dai settori più miserabili, meno acculturati e più emarginati della società. I bambini reclutati a forza provengono abitualmente da alcuni gruppi a rischio: bambini di strada, bambini delle campagne, rifugiati e altri esuli. Chi sceglie di arruolarsi spontaneamente proviene spesso dagli stessi gruppi, spinto dalla povertà, dall’alienazione e dalla propaganda.

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Le condizioni strutturali che si accompagnano ai conflitti armati possono costringere i bambini ad arruolarsi anche ai fini della difesa personale. Circondati dalla violenza, si sentono più al sicuro in un gruppo combattente e con un’arma in mano. In Africa per esempio, l’80% dei bambini soldato ha assistito a un’azione armata intorno alla propria casa, il 70% ha visto distruggere la propria abitazione, il 60% ha perso la propria famiglia in guerra.

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Molti bambini hanno fatto esperienza diretta o sono stati testimoni oculari delle peggiori violenze: massacri, esecuzioni sommarie, torture, violenza sessuale. La vendetta perciò è uno stimolo abbastanza forte per unirsi alla lotta. Spesso i bambini soldato sono sopravvissuti al massacro della loro stessa famiglia.
“ Mi sono arruolato nell’esercito quando avevo 14 anni, perché ero convinto che il solo modo di riavere i miei genitori o di impedire che le cose andassero avanti in quel modo fosse far parte dell’esercito e ammazzare chi era responsabile dell’uccisione dei miei genitori. Ma vedi, la cosa più inquietante è che, una volta che mi sono arruolato e ho cominciato a combattere, mi sono ritrovato ad ammazzare genitori di altri bambini e dunque a creare una spirale di vendetta…"

( I. 14 anni )

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Un fenomeno che coinvolge anche le bambine


Il problema dei bambini soldato scavalca i confini di genere. Benchè la maggior parte dei bambini soldato sono maschi, anche le ragazze rappresentano un numero significativo. Circa il 30 % delle forze armate mondiali che impiegano bambini soldato hanno nelle proprie file delle bambine.


" Avevo un’amica, Juanita, che si era messa nei guai… Eravamo amiche da prima di entrare nell’esercito e dividevamo la stessa tenda. Il comandante mi ha detto che non importava se era mia amica. Aveva commesso un errore e bisognava ammazzarla. Ho chiuso gli occhi e ho fatto fuoco, ma non l’ho colpita. Così ho sparato un’altra volta. La fossa era lì accanto. Ho dovuto seppellirla e ricoprirla di terra. I comandante ha detto. “ Ottimo lavoro. Anche se ti sei messa a piangere hai fatto un ottimo lavoro. Lo dovrai fare tante altre volte e dovrai imparare a non piangere” ".

( A.17 anni - “ Corpo Ausiliario Femminile” del gruppo ribelle LURD, Liberia )

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Della maggior parte delle bambine catturate dai gruppi armati non si hanno notizie: potrebbero essere state abbandonate o identificate in modo non corretto come ‘persone alle dipendenze’ di combattenti adulti. In alcuni paesi , le bambine costituiscono meno del 2 per cento del totale dei minori rilasciati dai gruppi armati. I combattenti adulti non si sentono obbligati a rilasciare le bambine soldato, poiche’ le considerano come una loro proprieta’ sessuale.
Questa discriminazione e’ perpetuata da alcuni funzionari statali che descrivono, senza porsi problemi, queste bambine come ‘persone alle dipendenze’ dei combattenti adulti.
Alcune bambine sentono di non avere alternativa se non rimanere con un gruppo armato, poiche’ se provassero a scappare verrebbero torturate o uccise.

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Repubblica Democratica del Congo :

Jasmine, 16 anni, arruolata appena dodicenne da un gruppo armato mayi-mayi del Kivu meridionale, e ora madre di un bambino di 4 mesi, ha raccontato ai ricercatori di Amnesty International: " Quando i mayi-mayi attaccarono il mio villaggio, scappammo tutti via. Durante la fuga, i soldati catturarono tutte le ragazze, anche quelle molto giovani. Una volta che sei nelle loro mani, sei costretta a ‘sposare’ uno di loro, non importa se e’ vecchio come tuo padre o se e’ giovane, se e’ bello o brutto… sei costretta ad accettare. Se ti rifiuti, ti uccidono. E’ accaduto a una delle mie amiche. Ti sgozzano come galline e neanche seppelliscono i corpi.
Ho visto personalmente torturare una ragazza che non voleva ‘sposarsi’…"
Le bambine arruolate nelle forze armate e nei gruppi armati sono spesso vittime di traumi prolungati, causati da anni di abusi, e diventano madri a un'età precoce. Cio’ nonostante, viene fatto veramente poco per assicurare loro il necessario sostegno e l’assistenza cui avrebbero diritto.
Secondo Amnesty International, la maggior parte delle bambine e dei bambini soldato – alcuni dei quali arruolati quando avevano 6 anni - rilasciati e tornati nelle loro famiglie o comunita’ ( e da queste raramente accettati ), non sono stati aiutati pressoche’ in alcun modo a rientrare nella vita civile, nel campo dell’educazione o del lavoro.

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TESTIMONIANZA DI UN BAMBINO SOLDATO

"...Ci facevano piccoli tagli sulla testa e sulle braccia e lì ci spargevano cocaina. Un ragazzo tentò di scappare, ma fu preso. Le sue mani furono legate, poi costrinsero noi, i nuovi prigionieri, a ucciderlo con un bastone.
Io mi sentivo male. Conoscevo quel ragazzo da prima, eravamo dello stesso villaggio. Io mi rifiutavo di ucciderlo ma essi mi dissero che mi avrebbero sparato. Puntarono un fucile contro di me, così io lo feci.
Il ragazzo mi chiedeva: “Perché mi fai questo ?” Io rispondevo che non avevo scelta.
Dopo che lo uccidemmo essi ci fecero bagnare col suo sangue le braccia. Ci dissero che noi dovevamo fare questo, così non avremmo più avuto paura della morte e non avremmo tentato di scappare…Insieme a noi c'erano anche bambine costrette a combattere."

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STOP AI BAMBINI SOLDATO

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BAMBINE SOLDATO, LE PICCOLE SCHIAVE

Vengono rapite, vendute a gruppi armati, stuprate. Se tornano a casa vengono trattate come prostitute e cacciate via.

Hawa ha otto anni quando i ribelli la portano via dal suo villaggio, nella Sierra Leone. Per otto mesi diventa «la moglie» di uno dei soldati. «Non mi sentivo bene - racconta - mi faceva male la pancia, sempre. Forse perché ero piccola, non avevo ancora le mestruazioni». Riesce a fuggire, ma quando torna al suo villaggio si accorge che l’inferno che ha subìto non la abbandonerà più: «Quando ho incontrato le mie sorelle è stato molto triste: mi discriminavano perché ero stata stuprata».

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Zaina, 14 anni, viene violentata da un soldato congolese mentre sta andando a scuola. Torna a casa in lacrime e la famiglia la caccia di casa: «Mi chiesero come avevo potuto accettare quello che mi era successo».

Aimerance, 14 anni, viene convinta da un’amica a unirsi a un gruppo armato della Repubblica democratica del Congo. Di giorno combatte, di notte viene stuprata dai soldati: «Ogni volta che volevano, venivano e facevano sesso con noi. Gli uomini erano così tanti. Arrivavano uno dopo l’altro. Noi eravamo lì solo per fare quello che volevano. Anche se ti rifiutavi, ti prendevano lo stesso».

Hawa, Zaina, Aimerance. Storie uguali a tante altre. Sono 150mila le bambine rapite o vendute a gruppi armati. Schiave sessuali, soldati, spie, cuoche, donne delle pulizie. In tutto il mondo. Uganda, repubblica democratica del Congo, Sri Lanka. Un piccolo esercito «invisibile» dimenticato dalla comunità internazionale. Eppure sono il 40% degli oltre 300mila bambini soldato utilizzati nelle guerre. Save the children ha deciso di ascoltare le loro voci per capire come aiutarle a superare l’orrore e a reinserirsi nella comunità. Nel rapporto «Le vittime dimenticate delle guerra, le bambine nei conflitti armati», pubblicato in Gran Bretagna, l’organizzazione riesce, per la prima volta, a fornire dati, cifre e racconti di un fenomeno finora ignorato.
«La maggior parte delle ragazze che riesce a scappare - spiega Mike Aaronson, responsabile di Save the Children in Gran Bretagna - non trova la giusta assistenza perché non ci sono programmi pensati per le bambine. Quelle che ce la fanno a tornare a casa vengono spesso emarginate dalla famiglia e dalla comunità perché sporche, impure, immorali». L’attuale programma di «disarmo, rilascio e reinserimento», coordinato dall’UNDP (il programma di sviluppo delle Nazioni Unite), dalla Banca Mondiale e dall’UNDPKO (il dipartimento per il mantenimento della pace delle Nazioni Unite) punta soprattutto al recupero delle armi e al rilascio dei ragazzi rapiti, mentre la fase di reinserimento viene affidata all’Unicef o a delle Ong che, però, non hanno i fondi necessari. Il risultato è che le bambine rimangono tagliate fuori.
Nella repubblica democratica del Congo sono solo il 2% dei bambini inseriti nel programma di Save the Children. In Sierra Leone il 4,2% delle piccole combattenti è seguito da un’Ong. «Quando la gente pensa a un conflitto armato - spiega Aaronson - si immagina sempre uomini impegnati in sanguinosi combattimenti, ma sono le ragazzine la faccia orribile e nascosta della guerra». Le bambine-soldato chiedono aiuto alla comunità internazionale. Desiderano che qualcuno faccia capire alla loro famiglia che sono state costrette a fare quello che hanno fatto. Implorano assistenza medica e psicologica, anche per i figli che spesso nascono dagli stupri. E la possibilità di studiare per costruirsi una professione. Soprattutto non vogliono essere trattate come delle prostitute. «La gente del mio villaggio - racconta Rose, liberiana - ha reso la mia vita molto difficile quando sono tornata a casa. Non posso stare con le persone della mia età. Mi trattano male perché ho un bambino. Per loro sono una prostituta e temono che possa incoraggiare le loro figlie. Nessuno mi parla».


Monica Ricci Sargentini
( Fonte : Corriere della Sera.it )

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Nel 2004 oltre 300.000 erano i bambini che avevano impugnato un’arma o avevano fatto parte di eserciti più o meno regolari. Bambini anche trasformati in kamikaze. Il fenomeno dei bambini soldato rappresenta una violazione gravissima dei diritti umani alimentata da guerre sempre più lunghe e cruente ed il numero adesso è aumentato notevolmente.

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Massimo Toschi dell’Ufficio del Rappresentante Speciale del Segretario Generale sui Minori nei Conflitti Armati, dall’ONU contro la piaga dei bambini soldato


Bambini soldato. Chi sono? Per chi combattono?

A farne piccoli e spietati combattenti sono in genere gli eserciti ribelli, ma spesso e volentieri a fare ricorso ai minori sono anche gli eserciti governativi. I bambini soldato nel mondo sono circa 300.000, per lo più si vengono impiegati in Africa, ma non mancano in altre aree del mondo come l’Asia, il Sud America e l’Europa. E, anche se può sembrare folle, non vengono impiegati solo in zone di guerra. In Sud America ad esempio costituiscono la mano armata delle bande che nelle favelas si combattono per il controllo dello spaccio di droga.
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Ma perché gli eserciti arruolano i bambini?
Stiamo paradossalmente assistendo in questi anni ad una forma di imbarbarimento delle guerre che nascondono dietro a motivazione religiose, etniche o nazionaliste lo sfruttamento e i traffici illegali di risorse naturali. In questi conflitti sempre più spesso si trova coinvolta la popolazione civile, e soprattutto i bambini, contro ogni diritto internazionale umanitario. Utilizzare i bambini diventa poi una necessità laddove le guerre durano a lungo e bisogna rimpiazzare le perdite con reclute ubbidienti, poco costose e facilmente gestibili. Infine c’è la tecnologia a venire in aiuto a questo genere di eserciti con armi automatiche sempre più leggere: così facili da usare che anche un bambino di 10 anni è in grado di maneggiare un kalashnikov con grande efficacia.
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Che cosa ne è di questi bambini?

Per questi ragazzi sopravvivere alla guerra è molto difficile perché vengono impiegati per i compiti più pericolosi come l’attraversamento di campi minati o l’intrusione come spie nei campi nemici, o finiscono per diventare schiavi sessuali. La loro età unita all’effetto delle droghe e dell’alcol – di cui sono costretti a fare abbondante uso per essere più facilmente obbligati a fare ciò che gli adulti vogliono – li rende i soldati più pericoli e aggressivi che ci si possa trovare di fronte e questo li espone alla reazione violenta degli altri eserciti e spesso anche delle truppe di pace che rispondono immediatamente al fuoco invece di tentare di disarmarli. A quelli che sopravvivono alla guerra, restano violente mutilazioni fisiche e psicologiche.


Elisabetta D'Agostino
( Fonte :
cooperazione.zione.org )
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Centinaia di migliaia di bambini hanno combattuto nell'ultimo decennio, alcuni negli eserciti governativi, altri nelle armate di opposizione. Decine di migliaia corrono ancora il rischio di diventare soldati.


SALVIAMOLI


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giovedì 27 novembre 2008

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ANCORA LA SITUAZIONE IN DARFUR E' DRAMMATICA

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Lo stupro come arma

In Darfur, migliaia di donne e bambine sono state stuprate e ridotte a schiave sessuali dai miliziani janjaweed. Gli attacchi avvengono spesso mentre le donne si allontanano dai campi profughi, per le normali attività di ogni giorno, e gli stupratori sono quasi sempre in gruppo. Di ritorno al campo, le donne vengono rinnegate dalle loro stesse famiglie. Lo scopo dei janjaweed, con la complicità delle forze regolari sudanesi, è infatti umiliare, punire, controllare, e terrorizzare la comunità da cui provengono. Lo stupro diventa così un’arma e porta, oltre al trauma in sè, le mutilazioni genitali, le ferite, l'alto rischio di contrarre e diffondere l'AIDS e altre malattie sessuali.

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Inoltre il rischio, per la donna che denuncia le violenze ma che non riesca a provarle, di essere accusata di "zina", adulterio: la pena è morte per lapidazione per le donne sposate o centinaia di frustate per chi non lo sia.

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Anche il ricorso alle cure mediche fornite dalla ONG presenti in Darfur risulta difficile e rischioso. Le ONG sottostanno alle rigide regole del Governo per continuare a operare nel territorio, nonostante intimidazioni e attacchi, e perdono così molta della fiducia delle vittime, costrette spesso a compilare un modulo di denuncia che le espone ai rischi della giustizia sudanese.

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mercoledì 22 ottobre 2008

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Se un vaso bucato perde acqua significa che qualcuno vi ha messo dell'acqua.

...Dove posso trovare un vaso?






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Victor Dèmè - Djon Maya 


MA AFRICA E' ANCHE QUESTO...




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L'Africa conserva un' aura magica e insondabile, fatta di luoghi dove la natura regna incontrastata e di popoli ricchi di cultura antica.



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La natura regala sensazioni ineguagliabili. In Africa la povertà sociale di alcuni territori è proporzionata alla maestosità delle loro terre.




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Ogni anno tra il Seregenti ( Tanzania ) e il Masai Mara ( Kenya ) si ripete quel favoloso spettacolo della natura che è la migrazione degli Gnu.



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KENYA...



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AFRICA...




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I Masai hanno la reputazione di essere temibili guerrieri, sebbene gran parte della loro cultura sia in effetti incentrata sull’allevamento.



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Le capanne dei Masai sono costruite con feci essiccate di bestiame, e in alcuni dei loro riti sacri si beve sangue di mucca.


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Ci sono numerose altre tradizioni e cerimonie ancora conservate dalla cultura Masai. Una delle più note la danza “saltante” dei giovani guerrieri.


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In Africa, fin dai tempi più remoti, la danza, insieme alle altre espressioni di musicalità dei popoli africani, ha avuto molte funzioni: da quella di accompagnare cerimonie religiose a quella di festeggiare particolari avvenimenti (matrimoni, nascite, cerimonie di iniziazione, feste per il raccolto, conflitti ecc.) ed è stata praticata anche nei villaggi più sperduti e nascosti delle immense foreste o degli altipiani.


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danze con tamburi




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danzatori



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danze Pigmee




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" Il mal d’Africa è quel senso di struggente nostalgia che assale il viaggiatore che ha avuto la fortuna di avvicinarsi a questo continente. Per chi c’è già stato, tornarci è quasi un obbligo, per chi non lo ha ancora fatto, sarebbe un peccato vivere senza mai esserci stati."





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Felenko Yefe - Momo Wandel Soumah