lunedì 20 ottobre 2008

NON ACCADE QUI...MA ADESSO.






UGANDA . L’ABERRANTE REALTA’ DELLE VIOLENZE SESSUALI



Secondo una denuncia pubblicata nei giorni scorsi da Amnesty International, il sistema giudiziario ugandese ignora, nega o cerca di mettere a tacere, le violenze che vengono perpetrate contro donne e ragazze che vivono nel nord del Paese, proteggendo addirittura le persone sospettate di questo disumano e vergognoso crimine. Le accuse mosse dall’organizzazione umanitaria includono stupri, aggressioni fisiche e abusi sessuali sui minori e sono documentate con la testimonianza delle stesse vittime che raccontano i casi di violenza di cui sono state vittime. Per documentare il rapporto, lo scorso agosto Amnesty International ha visitato cinque distretti del nord: Gulu, Amuru, Kitgum, Pader e Lira. Qui, i ricercatori hanno riscontrato la quasi totale assenza delle strutture dello Stato, lo scarso numero di distretti di polizia, il basso livello di preparazione delle forze di sicurezza e l’insensibilità riservata ad argomenti quali i diritti umani e le traumatiche vicende di violenze sessuali.
Durante la fase investigativa fatta presso le stazioni di polizia è stata riscontrata la mancanza dei moduli PF3 utilizzati per la registrazione dei reati di stupro; modelli che devono essere compilati dall’ufficiale medico e che diventano una prova fondamentale nel caso di procedimento penale. Secondo quanto riportato dai ricercatori dell’organizzazione non governativa, nei casi in cui è invece possibile documentare l’avvenuta violenza, le autorità fanno di tutto per dissuadere le donne dal procedere con le denuncia. Nel nord del Paese la mancanza cronica di ufficiali medici non permette di eseguire le visite medico-legali in tempi brevi e, comunque, gli ufficiali non sono quasi mai propensi a rilasciare la loro testimonianza in sede processuale. Il risultato di tutto questo è che nella stragrande maggioranza dei casi gli abusi sessuali non vengono denunciati e le donne, spaventate dalle reazioni della comunità in cui vivono, si chiudono nel silenzio.
Anche se l’Uganda ha sottoscritto i trattati che proibiscono la violenza contro le donne e nel 1985 ha ratificato la convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione (Cedaw), i casi di stupro, abuso, maltrattamento, poligamia e matrimonio forzato sono all’ordine del giorno. Questo nonostante l’articolo 33 della Costituzione preveda che gli uomini e le donne siano trattati con uguale rispetto e la sezione 129 del codice penale preveda, per reati sessuali a danno di minorenni, l’ergastolo e in alcuni casi la pena di morte. In Uganda la violenza contro le donne è un fatto endemico, risultante dalla profonda iniquità con cui esse vengono trattate e dal fatto che questo non è solo dovuto agli eventi della guerra, ma che accade anche in tempo di pace.
Le azioni prese dall’International Criminal Court (ICC) contro alcuni capi dell’Lra incriminati di rapimento, violenza sessuale e mutilazione, sembrano non frenare il barbaro scempio e l’aiuto delle organizzazioni non governative, impegnate nel sostenere le vittime gli abusi e nel contenere gli effetti della piaga dell’HIV, rischia di rimanere un fatto marginale se non verrà appoggiato quanto prima dal governo di Kampala e dalla comunità internazionale.



( Eugenio Roscini Vitali )
( Fonte :
www.altrenotizie.org )

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