mercoledì 22 ottobre 2008

NON ACCADE QUI...MA ADESSO.

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Se un vaso bucato perde acqua significa che qualcuno vi ha messo dell'acqua.

...Dove posso trovare un vaso?






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Victor Dèmè - Djon Maya 


MA AFRICA E' ANCHE QUESTO...




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L'Africa conserva un' aura magica e insondabile, fatta di luoghi dove la natura regna incontrastata e di popoli ricchi di cultura antica.



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La natura regala sensazioni ineguagliabili. In Africa la povertà sociale di alcuni territori è proporzionata alla maestosità delle loro terre.




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Ogni anno tra il Seregenti ( Tanzania ) e il Masai Mara ( Kenya ) si ripete quel favoloso spettacolo della natura che è la migrazione degli Gnu.



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KENYA...



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AFRICA...




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I Masai hanno la reputazione di essere temibili guerrieri, sebbene gran parte della loro cultura sia in effetti incentrata sull’allevamento.



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Le capanne dei Masai sono costruite con feci essiccate di bestiame, e in alcuni dei loro riti sacri si beve sangue di mucca.


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Ci sono numerose altre tradizioni e cerimonie ancora conservate dalla cultura Masai. Una delle più note la danza “saltante” dei giovani guerrieri.


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In Africa, fin dai tempi più remoti, la danza, insieme alle altre espressioni di musicalità dei popoli africani, ha avuto molte funzioni: da quella di accompagnare cerimonie religiose a quella di festeggiare particolari avvenimenti (matrimoni, nascite, cerimonie di iniziazione, feste per il raccolto, conflitti ecc.) ed è stata praticata anche nei villaggi più sperduti e nascosti delle immense foreste o degli altipiani.


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danze con tamburi




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danzatori



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danze Pigmee




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" Il mal d’Africa è quel senso di struggente nostalgia che assale il viaggiatore che ha avuto la fortuna di avvicinarsi a questo continente. Per chi c’è già stato, tornarci è quasi un obbligo, per chi non lo ha ancora fatto, sarebbe un peccato vivere senza mai esserci stati."





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Felenko Yefe - Momo Wandel Soumah



martedì 21 ottobre 2008

UNA SPERANZA...

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LE BUONE NOTIZIE


Rilasci-Repubblica Democratica del Congo: Coquette Nsinga, studentessa e simpatizzante del Movimento per la Liberazione del Congo, è stata rilasciata il 22 novembre 2007 dopo 11 mesi di carcere. Era stata arrestata con la madre il 31 ottobre 2006, dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali, per le sue simpatie politiche. In carcere era stata torturata e minacciata di stupro. Amnesty aveva chiesto la sua liberazione.

Mai più violenza sulle donne" - Albania: All'inizio del maggio 2007 è entrata in funzione la speciale unità di polizia contro la violenza domestica. Questa decisione era stata sollecitata da Amnesty International nel corso di un incontro, avvenuto poco tempo prima, con il direttore generale della Polizia albanese. (23.05.07)


( Fonte: www.amnesty.it )

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MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI ( FGM )


Il fenomeno

Sono almeno 135 milioni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le ragazze e le bambine che hanno subito mutilazioni sessuali e ogni anno se ne aggiungono altri due milioni. Le MGF sono praticate soprattutto in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente (Egitto, Yemen Emirati Arabi). Vi sono anche casi di mutilazioni in alcune parti dell’Asia, nelle Americhe e in Europa - compresa l’Italia - all’interno delle comunità di immigrati.


Cosa sono le Mutilazione Genitali.


Esistono tre tipi di mutilazioni genitali: la clitoridectomia in cui viene tolta tutta, o parte della clitoride; l’escissione che consiste nella asportazione della clitoride e delle piccole labbra; l’infibulazione, la forma estrema, che prevede oltre alla clitoridectomia e all’escissione, anche il raschiamento delle grandi labbra che sono poi fatte aderire e tenute assieme, così che, una volta cicatrizzate, ricoprano completamente l’apertura della vagina, a parte un piccolo orifizio che servirà a far defluire l’urina e il sangue mestruale.
Il tipo di mutilazione, l’età delle vittime e le modalità dipendono da molti fattori tra cui il gruppo etnico di appartenenza, il paese e la zona (rurale o urbana) in cui le ragazze vivono. Nel Tigrai la mutilazione viene praticata sette giorni dopo la nascita, in altre zone alla prima gravidanza, ma nella maggior parte dei casi l’età è compresa tra i quattro e gli otto anni.





Female Genital Mutilation




LE MOTIVAZIONI DELLA PRATICA

I motivi che portano a praticare le mutilazioni sessuali possono suddividersi in cinque gruppi.

Identità culturale: in alcune società, la mutilazione stabilisce chi fa parte del gruppo sociale e la sua pratica viene mantenuta per salvaguardare l’identità culturale del gruppo.

Identità sessuale: la mutilazione viene ritenuta necessaria perché una ragazza diventi una donna completa. La rimozione della clitoride e delle piccole labbra - "parte maschile" del corpo della donna - sono indispensabili per esaltare la femminilità, spesso sinonimo di docilità ed obbedienza.

Controllo della sessualità: in molte società vi è la convinzione che le mutilazioni riducano il desiderio della donna per il sesso, riducendo quindi il rischio di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Non si ritiene possibile che una donna non mutilata si mantenga fedele per propria scelta. Nella pratica, le mutilazioni sessuali riducono la sensibilità, ma non il desiderio, che dipende dalla psiche.

Credenze sull’igiene, estetica e salute: le ragioni igieniche portano a ritenere che i genitali femminili esterni siano "sporchi". In alcune culture si pensa che i genitali possano continuare a crescere fino ad arrivare a "pendere" tra le gambe, se la clitoride non viene recisa. Alcuni gruppi credono che il contatto della clitoride con il pene di un uomo ne causerebbe la morte; altri che se la clitoride toccasse la testa del neonato, durante il parto, esso morirebbe.



FGM




La visione di questo video è consigliata ad un pubblico adulto

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MAI PIU' VIOLENZA SULLE DONNE


Le mutilazioni genitali femminili sono una delle più sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani alle quali sono sottoposte le donne nel mondo. Secondo stime delle Nazioni Unite, circa 120 milioni di ragazze hanno subito tali pratiche, e ogni anno altri due milioni di bambine e ragazze vi vengono costrette. In molti paesi africani questa forma di violenza colpisce la stragrande maggioranza delle donne, ma essa viene praticata anche in alcune zone della penisola arabica e dell’Indonesia ed è diffusa all’interno delle comunità immigrate in Europa, America e Oceania. Innumerevoli donne muoiono ogni anno a causa di queste pratiche. Esistono tre tipi di mutilazioni genitali: la clitoridectomia, in cui viene tolta tutta, o parte della clitoride; l’escissione, che consiste nell’asportazione della clitoride e delle piccole labbra; l’infibulazione, la forma estrema, che prevede oltre alla clitoridectomia e all’escissione, anche il raschiamento delle grandi labbra che sono poi fatte aderire e tenute assieme, così che, una volta cicatrizzate, ricoprano completamente l’apertura della vagina, a parte un piccolo orifizio che servirà a far defluire l’urina e il sangue mestruale.
“…Subii la mutilazione quando avevo 10 anni. Mia nonna mi disse che mi portavano al fiume per una cerimonia particolare e che dopo avrei ricevuto molto cibo da mangiare. Ero una bambina innocente e fui condotta, come una pecora, al massacro. Entrate nella boscaglia fui condotta in una casupola buia, e spogliata. Fui bendata e denudata completamente. Due donne mi trascinarono nel luogo dell’operazione. Fui costretta a sdraiarmi sulla schiena da quattro donne robuste, due mi afferrarono saldamente ciascuna gamba. Un’altra si sedette sul mio petto per impedire che la parte superiore del mio corpo si muovesse. Mi ficcarono a forza un pezzo di stoffa in bocca per impedirmi di urlare. Poi fui rasata. Quando l’operazione iniziò, cominciai a lottare. Il dolore era terribile e insopportabile. Mentre mi divincolavo fui mutilata malamente e persi molto sangue. Tutte quelle che prendevano parte all’operazione erano mezze ubriache. Altre danzavano e cantavano (…). Fui mutilata con un temperino spuntato.” (Hannah Koroma, responsabile del Coordinamento Donne di Amnesty International Ghana) La mutilazione causa intenso dolore, provoca shock ed emorragie post operatorie che possono causare la morte. Vi possono essere inoltre danni permanenti agli organi vicini, ascessi e tumori benigni ai nervi che innervano la clitoride. L’uso di strumenti non sterilizzati, di spine di acacia e di crini provoca infezioni e può essere veicolo di trasmissione di Hiv. Gli effetti psicologici delle mutilazioni sono più difficili da studiare di quelli fisici. Le testimonianze raccolte parlano di ansia, terrore, senso di umiliazione e di tradimento, che possono avere effetti a lungo termine. Gli sforzi internazionali per sradicare la mutilazione genitale femminile hanno una lunga storia, ma è solo in questo secolo, grazie anche alla crescente pressione delle organizzazioni femminili africane, che si sono raggiunti risultati concreti. Il 22 dicembre del 2005 anche l’Italia si è dotata di una legge sulle mutilazioni genitali femminili. Questa legge era uno degli obiettivi della campagna “Mai più violenza sulle donne” di Amnesty International.


( Fonte: www.amnesty.it )





TIPI DI INTERVENTO DI INIZIAZIONE RITUALE SULLE DONNE




Female Genital Mutilation 1

Circoncisione femminile: Escissione del prepuzio, con o senza escissione di parte o di tutta la clitoride


Female Genital Mutilation 2

Clitoridectomia: Escissione della clitoride con parziale o totale escissione delle piccole labbra



Female Genital Mutilation 3 Female Genital Mutilation 4


Infibulazione: Escissione parziale, ma nella maggioranza dei casi totale, dei genitali esterni e chiusura o restringimento dell'apertura vaginale





La visione di questo video è consigliata ad un pubblico adulto



lunedì 20 ottobre 2008

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UGANDA . L’ABERRANTE REALTA’ DELLE VIOLENZE SESSUALI



Secondo una denuncia pubblicata nei giorni scorsi da Amnesty International, il sistema giudiziario ugandese ignora, nega o cerca di mettere a tacere, le violenze che vengono perpetrate contro donne e ragazze che vivono nel nord del Paese, proteggendo addirittura le persone sospettate di questo disumano e vergognoso crimine. Le accuse mosse dall’organizzazione umanitaria includono stupri, aggressioni fisiche e abusi sessuali sui minori e sono documentate con la testimonianza delle stesse vittime che raccontano i casi di violenza di cui sono state vittime. Per documentare il rapporto, lo scorso agosto Amnesty International ha visitato cinque distretti del nord: Gulu, Amuru, Kitgum, Pader e Lira. Qui, i ricercatori hanno riscontrato la quasi totale assenza delle strutture dello Stato, lo scarso numero di distretti di polizia, il basso livello di preparazione delle forze di sicurezza e l’insensibilità riservata ad argomenti quali i diritti umani e le traumatiche vicende di violenze sessuali.
Durante la fase investigativa fatta presso le stazioni di polizia è stata riscontrata la mancanza dei moduli PF3 utilizzati per la registrazione dei reati di stupro; modelli che devono essere compilati dall’ufficiale medico e che diventano una prova fondamentale nel caso di procedimento penale. Secondo quanto riportato dai ricercatori dell’organizzazione non governativa, nei casi in cui è invece possibile documentare l’avvenuta violenza, le autorità fanno di tutto per dissuadere le donne dal procedere con le denuncia. Nel nord del Paese la mancanza cronica di ufficiali medici non permette di eseguire le visite medico-legali in tempi brevi e, comunque, gli ufficiali non sono quasi mai propensi a rilasciare la loro testimonianza in sede processuale. Il risultato di tutto questo è che nella stragrande maggioranza dei casi gli abusi sessuali non vengono denunciati e le donne, spaventate dalle reazioni della comunità in cui vivono, si chiudono nel silenzio.
Anche se l’Uganda ha sottoscritto i trattati che proibiscono la violenza contro le donne e nel 1985 ha ratificato la convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione (Cedaw), i casi di stupro, abuso, maltrattamento, poligamia e matrimonio forzato sono all’ordine del giorno. Questo nonostante l’articolo 33 della Costituzione preveda che gli uomini e le donne siano trattati con uguale rispetto e la sezione 129 del codice penale preveda, per reati sessuali a danno di minorenni, l’ergastolo e in alcuni casi la pena di morte. In Uganda la violenza contro le donne è un fatto endemico, risultante dalla profonda iniquità con cui esse vengono trattate e dal fatto che questo non è solo dovuto agli eventi della guerra, ma che accade anche in tempo di pace.
Le azioni prese dall’International Criminal Court (ICC) contro alcuni capi dell’Lra incriminati di rapimento, violenza sessuale e mutilazione, sembrano non frenare il barbaro scempio e l’aiuto delle organizzazioni non governative, impegnate nel sostenere le vittime gli abusi e nel contenere gli effetti della piaga dell’HIV, rischia di rimanere un fatto marginale se non verrà appoggiato quanto prima dal governo di Kampala e dalla comunità internazionale.



( Eugenio Roscini Vitali )
( Fonte :
www.altrenotizie.org )

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Lo Zimbabwe sta attraversando la peggiore crisi umanitaria dai tempi della sua indipendenza, avvenuta nel 1965 (all'epoca il paese era l'ex colonia britannica della Rhodesia, retta da un regime razzista che praticava l'apartheid, come il confinante Sudafrica). Attualmente è qui che si registra il più drastico aumento della mortalità infantile al mondo: quasi il 50% di decessi annui in più rispetto ai livelli dei primi anni Novanta. Le radici della crisi odierna, che negli ultimi anni ha assunto a più riprese i contorni inquietanti della carestia, sono da ritrovarsi in una vasta serie di cause: l'epidemia di HIV-AIDS (il tasso di diffusione del virus nella popolazione adulta è il quarto più alto al mondo), il declino economico, una sfortunata successione di eventi naturali (siccità e inondazioni), e non ultimo il regime autocratico del presidente Robert Mugabe, le cui improvvide riforme sociali hanno acuito le tensioni interne e allontanato gli investitori stranieri. Uno Stato che ancora pochi anni fa era un modello di dinamismo economico per l'intera Africa, è oggi afflitto da una contrazione tale da innescare il degrado dei più elementari servizi sociali. Il tassi di abbandono scolastico si sono impennati, il Governo non finanzia più le vaccinazioni, la malnutrizione cronica riguarda ormai un bambino ogni quattro, la malaria è ormai fuori controllo. A pagare il prezzo più alto sono le fasce sociali maggiormente vulnerabili, primi fra tutti i bambini delle famiglie più povere e soprattutto i tantissimi - un quinto della popolazione infantile nazionale - resi orfani di uno o entrambi i genitori dall'AIDS. Nel giovanissimo Zimbabwe (il 60% della popolazione è composta da bambini e ragazzi), è indispensabile un'azione immediata per impedire che il futuro di una intera generazione venga irrimediabilmente pregiudicato.





IN ZIMBABWE L'AIDS SI CURA FACENDO SESSO CON LE NEONATE



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«Una vergine per guarire dall'Aids». È la cura che i guaritori di molti Paesi africani prescrivono agli uomini infetti convinti che il sangue «puro» di una ragazzina possa cancellare il virus dell'Hiv. E loro seguono la prescrizione. In Sudafrica ogni ora vengono stuprati cinque bambine, spesso neonate. In Zimbabwe, dove il 25% della popolazione è affetta dall'Aids, non ci sono dati certi ma le testimonianze, disperate, delle ragazzine traumatizzate che si rivolgono al Girl Child Network Project. Ora l'Ong ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione nei villaggi più sperduti dello Zimbabwe. Qualche giorno fa, in un'area rurale a 200 chilometri da Harare, ha chiamato a raccolta i guaritori di tutto il Paese e gli ha messo davanti le bambine e le ragazze vittime della loro cura. Una di loro era stata violentata dal padre a soli due anni. Oggi ne ha otto ed è orfana. Un'altra a 14 anni è stata messa incinta dallo zio e buttata fuori di casa. Ha abortito e da allora non si è più ripresa. Piange mentre racconta la sua tragedia. I guaritori guardano, si disperano, condannano l'abuso ma nessuno di loro ammette di aver incoraggiato la «Cura della vergine», come viene chiamata la pratica. Allora Betty Makoni, la fondatrice di Girl Child Network, fa entrare in scena gli attori che mettono in atto il dramma in una scena sola: il sieropositivo va dal guaritore del villaggio e lui gli consiglia di fare sesso con una vergine per guarire. La platea è muta. Poi si alza Alex Mashoko, il segretario dell'Associazione nazionale dei guaritori tradizionali: «Abbiamo sentito di questa pratica ma noi vogliamo combatterla — dice —, sono i guaritori non registrati i colpevoli, il governo deve punirli. Da quando esercito non ho mai visto fare una cosa del genere, né l'ho mai fatta. È una cosa sbagliata dire alla gente di dormire con delle ragazzine per guarire dall'Aids perché non c'è medicina che possa farlo». Eppure succede. Né è convinto anche Graeme Pitcher, chirurgo pediatra all'ospedale di Johannesburg: «Gli stupri di bambini avvengono in tutto il mondo — spiega in un suo studio — ma soltanto qui in Sudafrica si violentano le neonate. È uno stupro atipico che quasi sempre esclude il motivo sessuale, la pedofilia, e che probabilmente è connesso con il mito che avere sesso con una vergine guarisce dall'Hiv e dalle altre malattie trasmesse sessualmente». La «Cura della vergine» è nata in Europa nel XVI˚secolo e ha preso ancor più piede nell'Inghilterra vittoriana quando la gonorrea, la sifilide e altre malattie sessuali erano diventate una piaga. Il mito è poi stato importato in Sudafrica, insieme alla sifilide, dalle truppe di ritorno dalla seconda guerra mondiale. Uccidere una leggenda non è facile. Ci si prova in Zimbabwe distribuendo magliette con la scritta: «Le vergini non curano l'Aids. È un mito». Ci prova l'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu che, qualche giorno fa, ha condannato i frequenti stupri di neonate lanciando l'allarme sulla situazione del Paese: «Siamo seduti — ha detto — su un barile di polvere da sparo». E ci prova Betty Makoni che sorride soddisfatta: «I guaritori negano la loro responsabilità ma sono venuti qui e questo è già un passo avanti».

( Monica Ricci Sargentini )
( Fonte :
www.corriere.it )

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ANCHE UN SOLO CAPELLO HA LA SUA OMBRA





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In queste due drammatiche foto, un ragazzo cerca di sfamarsi con "cio' che puo' trovare" nell' ano di un animale. Nella foto accanto un ragazzo, con l'urina di un animale si sta lavando.




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NON POSSIAMO CHIUDERE GLI OCCHI DAVANTI A QUESTA REALTA'.


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I DATI SULLA FAME NEL MONDO Dal sito: www.thehungersite.org




1. Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame o cause ad essa correlate. I dati sono migliorati rispetto alle 35.000 persone di dieci anni fa o le 41.000 di venti anni fa. Tre quarti dei decessi interessano bambini al di sotto dei cinque anni d'età.


2. Oggi, il 10% dei bambini che vivono in paesi in via di sviluppo muoiono prima di aver compiuto cinque anni. Anche in questo caso, il dato è migliorato rispetto al 28% di cinquanta anni fa.


3. Carestia e guerre causano solo il 10% dei decessi per fame, benchè queste siano le cause di cui si sente più spesso parlare. La maggior parte dei decessi per fame sono causati da malnutrizione cronica. I nuclei familiari semplicemente non riescono ad ottenere cibo sufficiente. Questo a sua volta è dovuto all'estrema povertà.


4. Oltre alla morte, la malnutrizione cronica causa indebolimento della vista, uno stato permanente di affaticamento che causa una bassa capacità di concentrarsi e lavorare, una crescita stentata ed un'estrema suscettibilità alle malattie. Le persone estremamente malnutrite non riescono a mantenere neanche le funzioni vitali basilari.


5. Si calcola che circa 800 milioni di persone nel mondo soffrano per fame e malnutrizione, circa 100 volte il numero di persone che effettivamente ne muoiono ogni anno.



6. Spesso, le popolazioni più povere necessitano di minime risorse per riuscire a coltivare sufficienti prodotti commestibili e diventare autosufficienti. Queste risorse possono essere: semi di buona qualità, attrezzi agricoli appropriati e l'accesso all'acqua. Minimi miglioramenti delle tecniche agricole e dei sistemi di conservazione dei cibi apportano ulteriore aiuto.
7. Many hunger experts believe that ultimately the best way to reduce hunger is through education. Educated people are best able to break out of the cycle of poverty that causes hunger.
7. Numerosi esperti in questo campo, sono convinti che il modo migliore per alleviare la fame nel mondo sia l'istruzione. Le persone istruite riescono più facilmente ad uscire dal ciclo di povertà che causa la fame.










Fonti (divise in paragrafi): 1)la Fame nel Mondo, Nazioni Unite; 2) Istituto per la promozione dello sviluppo e dell'alimentazione; 4) Programma mondiale per il cibo delle Nazioni Unite (WFP); 5) Organizzazione delle Nazione Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO); 6) Oxfam; 7) Fondo per l'infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF)





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La Cambogia è uno dei paesi più poveri dell’Asia. Il 34% dei 14 milioni di abitanti sopravvive con meno di un dollaro al giorno. Il 45% dei bambini soffre di malnutrizione e uno su 7 non arriva a 5 anni. Circa la metà degli abitanti della Cambogia ha meno di 18 anni. La precaria situazione economica del paese, più accentuata nelle zone rurali, causa l’abbandono, la vendita e il sequestro di bambini che in molti casi diventano vittime di abusi sessuali.








Questa foto è stata scattata in Niger: il bambino cerca di trascinare la madre ormai morta di stenti, di sete e di fame.






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